La Cultura c’è basta incontrarla per Crescere meglio e essere più Responsabili, sono in disaccordo con l’articolo del 16 marzo 2010 di Giovanni Costantino

articolo preso da: http://divergences.be/spip.php?article1741&lang=fr

di GIOVANNI COSTANTINO

 

 

La “cultura” in Italia oggi   martedì 16 marzo 2010

 

 

Parlare di cultura in Italia dovrebbe essere sempre un’occasione entusiasmante e ricca di argomentazioni. Da troppi anni non è più così. L’Italia vive ormai da più di vent’anni sugli allori di ciò che fù un periodo straordinario. Il ‘900 è stato un secolo ricco di movimenti artistici ed intellettuali che hanno fatto del nostro paese un punto di riferimento mondiale insieme alla Francia, all’Inghilterra, la Germania e ad un’America che sapeva sempre più di grande sogno ma un po’ più vicino.

Oggi il sogno in Italia è finito paradossalmente perché si è realizzato. L’America è qui. A Roma come ti giri hai un “divo” appena uscito dal “Grande Fratello” al quale puoi stringere la mano, un “tronista” (simbolo di uno dei programmi più trash della televisione italiana) col quale ballare in discoteca e, soprattutto, hai la possibilità di poter diventare pure tu un “divo”. La possibilità non viene negata a nessuno. Anzi, meno sai meglio è: il “ridicolo” è diventato l’unico talento richiesto.

Come quando un malato terminale viene anestetizzato con la morfina per non sentire il dolore, così i “media” hanno e stanno agendo come un attento chirurgo lavorerebbe sul cervello di un paziente per lobotomizzarlo. Benché gli italiani siano un popolo che racchiude in sé , quasi patrimonio genetico, una ricchezza storica ed artistica enorme non riescono oramai più a reagire e a distinguere l’etico dal non, non riconoscono più la lealtà morale e ne creano sempre una nuova all’accorrenza. Berlusconi e i suoi collaboratori hanno molte colpe ma troppo spesso sono soltanto un capro espiatorio.

Sono molto poche le persone che lo contestano e che, a conti fatti, si comportano diversamente. Per alcuni è diventata quasi una scusa per comportarsi altrettanto male se non peggio. Ciò che credo è che quest’uomo ha realmente un talento e che abbia e stia cavalcando un’Italia mediocre.

Un’Italia “Orontizzata” (da Oronte personaggio de “il Misantropo” di Moliere) da troppe persone che vogliono salire sul palco per recitare le proprie poesie con la pretesa e l’attesa di essere lodati….ma dove sono oggi in Italia gli “Alceste” (“il Misantropo”, Moliere) pronti ad alzarsi, gridare ed indignarsi?

Gli intellettuali e gli artisti, che dovrebbero essere la spina nel fianco di ogni governo, sono troppo latitanti e troppo facili da comprare con spazi in televisione, posti in parlamento o finanziamenti per poter portare avanti i loro progetti purchè non troppo scomodi.

ELIO PETRI

Dove sono più i Pasolini e i Petri, i Moravia e gli Sciascià che non troppi anni fa si spensero e sembra già essere passato un secolo? Ma anche senza la loro critica sociale dove sono i grandi artisti coraggiosi che si conquistavano con merito e non senza fatica la possibilità di esprimere la loro arte?

Un sistema troppo assistenzialistico ha fatto dell’Italia un paese senza più il coraggio di azzardare veramente ad “essere contro”, troppo facile da tenere buono. Siamo un paese troppo impaurito di perdere la possibilità di salire sul “palcoscenico”.

Non c’è più lo scontro ideologico, c’è solamente uno scontro di interessi senza frontiere dove non conta come si vince….conta se si vince. Tutto ciò probabilmente non accadrebbe se riuscissimo ad avere un occhio sempre attento a ciò che avviene all’estero. Purtroppo, non riuscendo più ad avere grandi riconoscimenti dal resto del mondo, siamo diventati autoreferenziali. Ci compiacciamo della nostra mediocrità ed accusiamo il mondo stesso che non riconosce la nostra grandezza…che in verità abbiamo persa.

Ciò fa di noi un paese privo di umiltà ed incapace di confronti veri. Cosa non ci rende coscienti della nostra discesa? Proprio non lo so. Mi confronto con i miei coetanei, anche professionisti di altri settori, e sembrano quasi tutti aver perso memoria del tempo che fu. Ciò che dilaga in Italia è una generale ignoranza ma soprattutto, cosa peggiore, la voglia di essere magnanimi verso questa. Si accetta l’ignoranza come semplice espressione dei nostri tempi e non si fa scattare nessun campanello d’allarme. Ci si dovrebbe ricordare di più delle lotte fatte per far si che l’istruzione potesse arrivare a tutti. Istruzione intesa come coscienza non solo di popolo ma di rispetto verso gli altri individui.

Invece, oggi l’ignoranza in Italia non è più ritenuta un pericolo grave. La cultura è sacrificabile…in virtù di cosa però non si capisce. Quello che vedo regnare intorno a me che lavoro in questo settore è semplicemente una corsa ai pochi finanziamenti rimasti come se fosse “l’Eldorado”. Una corsa il più delle volte già segnata e programmata.

Il teatro si produce solo se finanziato dallo stato (di fatto ai privati è impossibile produrre con l’attuale regolamentazione) e, per strane alchimie, il più delle volte i teatri che producono non hanno alcun interesse a guadagnare su uno spettacolo. La logica è quella che “non si può chiudere in attivo altrimenti si rischia di perdere il tesoretto ministeriale annuale”.

FALENES

Il cinema è un grande “mistero”. In Italia tra film indipendenti e dipendenti se ne producono oltre 150 all’anno. Di questi solo una ventina se ne vedono nelle sale. In media solo una decina avrà almeno una nomination ai Davide di Donatello. Possibile che su oltre 150 film prodotti non ce ne siano almeno una quarantina degni di essere distribuiti sul territorio ed almeno una ventina all’altezza di poter ambire alle nominations per i Davide di Donatello?

L’Opera Lirica dovrebbe stare a noi come il teatro di prosa ed i musical stanno all’Inghilterra a agli Stati Uniti d’America. In tutto il mondo la lirica parla Italiano. Perché fuori dei teatri lirici italiani non ci sono le code che si trovano fuori dai teatri a Londra o a Broadway?

Vorrei tanto che ci fossero delle menti superiori alla direzione di questo piano malvagio volto alla disintegrazione della nostra coscienza culturale. Almeno qualcosa di geniale ci sarebbe. La verità, purtroppo, non ha nulla di geniale.

Questo nel quale viviamo è un sistema pseudomafioso basato esclusivamente sul clientelarismo e sul nepotismo, condito con una logica assolutamente assistenzialista, creato da pochi per raggiungere e conservare quanto più potere possibile che ha dato vita alla creazione di una miriade di lobbies sparse in ogni settore che lavorano l’una contro l’altra, alcune all’oscuro, altre senza alcuna paura di doversi nascondere. Queste logiche si sono insinuate dentro la nostra anima divenendo loro stesse la nostra cultura.

Quanti in Italia se avessero la direzione di un qualsiasi “istituto” reggerebbero alla tentazione di chiamare le persone fidate senza fare dei giusti “provini” o “gare” o “selezioni”? Ben pochi. Oramai non è più una logica di interesse. È una logica naturale per un italiano. Paradossalmente è anche una logica di difesa. Da cosa? Da un sistema ingiusto, costruito non su persone di qualità ma su persone fidate…la cui fiducia si pesa con la vecchia, classica e oramai collaudatissima legge “do ut des”! Questa è oramai l’unica cultura italiana.

Baudelaire scriveva “tra il ridicolo ed il sublime non c’è che un soffio”…noi abbiamo scelto di essere ridicoli dopo essere stati per millenni sublimi. Speriamo in tempi migliori.

 

L’opinione di Giorgio Viola

 

Esempio “le Storie”

Accendo la televisione alle 12.45 per guardare programmi come fuori tg del tg3 e le storie di Corrado Augias, passo una mezz’ora piacevole, imparo a pensare “Culturale”. 

In questo programma (le storie), ascolto saggi, sommi scrittori, facenti parte del mondo Culturale Contemporaneo, ne traggo sempre profitto dai dibatti che nascono in studio e li trovo edificanti e istruttivi.

 

Cultura italiana oggi?

 

Certo non viviamo a mio avviso in un periodo florido e edificante, tuttavia è sbagliato non puntare su un progetto culturale inteso ad uno sviluppo e una crescita personale.

la mia immaginazione mi fa sperare che se ci si affidi ad una crescita “Culturale e Sociale”, tramite la ricerca e l’utilizzo di mezzi gratuiti quali servizi bibliotecari, fonti web, associazioni Sociali e di Volontariato, Scuole che avvicinano i giovani al sapere si possa arrivare alla emancipazione Culturale, ad esempio, i gruppi di ricerca a livello universitario, e gruppi di aggregazione Culturale come gruppi di lettura, possono contribuire alla crescita socio-culturale e ne sono un pilastro importante.

Credo che nel contesto in cui viviamo si possa ancora, puntare su una formazione “Culturale, Civica e Sociale”, a scopo personale, ma anche in ambito associativo e lavorativo.

Il mio pensiero è che crearsi un Bagaglio Culturale Ampio sia importante per affrontare le sfide che il mercato del lavoro propone alle persone che vogliono acquisire un posto importante nella società, inteso come valore civico non monetario ne di potere. 

Per questo non sono d’accordo con le opinioni stile “grande Fratello” che vendono le persone ambire per arrivare in televisione. Certe tante persone ambiscono al successo ma penso che un giovane debba crescere a Livello Culturale, non per arrivare in televisione ma per crescere come individuo e essere utile alla propria comunità.

Giorgio Viola 

 

 

Un articolo di semantica “il Brainstorming”

 Semantica delle idee

Il brainstorming (letteralmente tempesta cerebrale, semanticamente tempesta di idee) è una tecnica di creatività di gruppo per far emergere idee volte alla risoluzione di un problema. Sinteticamente consiste, dato un problema, nel proporre ciascuno liberamente soluzioni di ogni tipo (anche strampalate o con poco senso apparente) senza che nessuna di esse venga minimamente censurata. La critica ed eventuale selezione interverrà solo in un secondo tempo, terminata la seduta di brainstorming.

Il risultato principale di una sessione di brainstorming, che apparentemente sembra un metodo sciocco e quasi infantile, è invece in genere molto produttivo: può consistere in una nuova e completa soluzione del problema, in una lista di idee per un approccio ad una soluzione successiva, o in una lista di idee che si trasformeranno nella stesura di un programma di lavoro per trovare in seguito una soluzione.

Il metodo del brainstorming iniziò a diffondersi nel 1957, grazie al libro Applied Imagination del dirigente pubblicitario Alex Faickney Osborn. Il pensiero Blue-Sky è simile al brainstorming. Altri metodi per la creazione di idee sono la “creazione individuale” e l'”approccio dell’analisi morfologica”.

Il brainstorming ha molte applicazioni pratiche, ma il suo maggiore uso riguarda:

  • Lo sviluppo di nuovi prodotti – ottenendo idee per nuovi prodotti e migliorando i prodotti esistenti
  • Pubblicità – sviluppando idee per campagne pubblicitarie
  • Risoluzione di un problema – analizzando dati, cause, soluzioni alternative, analisi di impatto, valutazioni
  • Gestione di processi – trovando sistemi per migliorare gli affari e i processi di produzione
  • Gestione di progetti – identificando gli obiettivi del cliente, i rischi, le variabili, le risorse, i ruoli e le responsabilità, ecc.
  • La costruzione di un team – generando condivisione e discussione di idee per stimolare i partecipanti a pensare
  • Business planning – sviluppando e migliorando l’idea di un prodotto.
  • Preparazione di un processo giudiziario da parte di avvocati.
  • Creazione artistica

La parola brainstorming è entrata a far parte del linguaggio di ogni giorno. La traduzione letterale delle parole inglesi che la compongono aiuta a comprenderne il significato: brain = ‘cervello’ (idee), storm = ‘tempesta’, quindi: ‘tempesta di idee’.

Il metodo del brainstorming non manca di pareri critici da parte di numerosi studiosi, tuttavia resta una tecnica molto comune e popolare usata in un gran numero di impostazioni aziendali.

Pensiero laterale

Con il termine pensiero laterale, coniato dallo psicologo maltese Edward De Bono, si intende una modalità di risoluzione di problemi logici che prevede un approccio indiretto ovvero l’osservazione del problema da diverse angolazioni, contrapposta alla tradizionale modalità che prevede concentrazione su una soluzione diretta al problema.

Mentre una soluzione diretta prevede il ricorso alla logica sequenziale, risolvendo il problema partendo dalle considerazioni che sembrano più ovvie, il pensiero laterale se ne discosta (da cui il termine laterale) e cerca punti di vista alternativi prima di cercare la soluzione.

il principio che sta alla base di questa modalità è simile a quanto proposto col pensiero divergente: per ciascun problema è sempre possibile individuare diverse soluzioni, alcune delle quali emergono solo

  • prescindendo da qu
  • Pensiero laterale e strumentiello che inizialmente appare l’unico percorso possibile
  • cercando elementi, idee, intuizioni, spunti fuori dal dominio di conoscenza e dalla rigida catena logica.

È importante quindi disporre di modalità e strumenti che facilitino questi processi di pensiero, per generare creativamente ipotesi da abbinare e combinare con le conoscenze già possedute, fino al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. È il caso delle mappe creative, che consentono al contempo di fermare le idee e di registrarle, predisponendole per essere poi rielaborate. Tra queste si collocano anche le mappe mentali di Tony Buzan oppure le solution map, che possono essere utilizzate per facilitare lo svolgimento di sessioni creative basate su tecniche come i sei cappelli per pensare.

 Esempio di applicazione

Problema 

In una prima stanza chiusa, è contenuta una lampadina ad incandescenza; nella seconda stanza, da cui la prima non è direttamente visibile, ci sono tre interruttori. Solo uno di questi interruttori accende la lampadina. Potendo azionare i tre interruttori a proprio piacimento, e potendo andare nella stanza chiusa solo una volta per verificare lo stato della lampadina, come si può determinare l’interruttore in grado di accenderla?

Le condizioni iniziali sono:

  1. Lampadina spenta
  2. Tutti gli interruttori in posizione off

Soluzione 

 mettono due interruttori (che chiameremo 1 e 2) su ON, si attende qualche minuto e se ne spegne uno (noi diremo il numero 1). Si va quindi a controllare la lampadina.

  • Se la lampadina è accesa l’interruttore giusto è il numero 2.
  • Se la lampadina è spenta ma calda l’interruttore giusto è l’1.
  • Se la lampadina è spenta e fredda l’interruttore giusto è il numero 3.

Il problema è conosciuto, e proposto molte volte su Internet e su riviste. Giorgio Dendi, creatore di giochi, lo propone con 4 interruttori, e stessa situazione. Soluzione:

  • Premo A e B;
  • dopo 10 minuti premo B e C ed entro.
  • Verifica:
    • La lampadina è spenta e calda ⇒ A;
  •                
  •                accesa e calda ⇒ B;
  •                accesa e fredda ⇒ C;
  •                spenta e fredda ⇒ D.

Considerazioni 

L’approccio diretto al problema si rivela impossibile: da un punto di vista puramente logico, una lampadina può essere solamente accesa o spenta, quindi essere in uno di due stati possibili.

L’unico modo per risolverlo è utilizzare una condizione “fisica” (il fatto che una lampadina accesa si scaldi) che permetta di aggiungere un terzo stato distinguibile dai primi due.